Presentazione "La capanna dello zio rom", di Andrea G. Pinketts

 

Era una Milano nera e luccicante, quella di ieri sera.
Nera come la nebbia dissipata dal solstizio d'estate, come le pagine create dalla fantasia reale della mente di Andrea G. Pinketts; luccicante come il mondo che ruota intorno a Le Trottoir à la Darsena, conclave e crocevia di artisti.
L'occasione era la presentazione dell'ultimo romanzo del Re del noir, La capanna dello zio rom (Mondadori), curata dal più critico dei critici letterari, Antonio D'Orrico, le cui parole al vetriolo, per una volta, si sono stemperate dinanzi a quello che l'autore stesso definisce "l'ultimo romanzo di Lazzaro Santandrea" (non ci crediamo, non vogliamo crederci, ma gliela passiamo per buona).
Era una Milano di spritz e tartine, di tram sferraglianti come un ricordo persistente, con le note del pianoforte del Maestro Adriano Bassi (concertista, compositore e direttore d'orchestra) ad accompagnare la serata e ballate romanzesche e romanzate al chiar di luna.
Sul palco, la voce potente di un Pinketts che aveva tutta l'aria di un ritorno, di quelli alla grande, a due sigari dal giro di boa della nuova vita.
Se sia oppure no l'ultimo romanzo che vedrà protagonista Lazzaro Santandrea, questo solo l'autore lo sa (e forse, neppure lui, perché certi personaggi, soprattutto quelli specialisti in resurrezioni, sanno sorprendere; è il loro mestiere, quello vero).
Noi ci apprestiamo a immergerci nella lettura.
A presto, per qualche parere minimo...

da sinistra: M. Adriano Bassi, Antonio D'Orrico e Andrea G. Pinketts




DESCRIZIONE LIBRO


Milano, novembre 2016: torna per l'ultima volta Lazzaro Santandrea e lo fa in grande stile. "Specialista delle resurrezioni", non è un tipo che se ne va: di solito arriva. Arriva al momento giusto. E anche in questo caso piomba nel bel mezzo degli eventi. O sono gli eventi a piombare su di lui, impegnato a innamorarsi di una ragazza dall'oscuro presente? Ossitocina ha i leggings e un cane, Lou Reed, addestrato a farle la spesa al supermercato. Per Lazzaro è un colpo di fulmine. Con conseguenze devastanti. Loden assassini, parka assetati di sangue, reggicalze letali, giacche da camera a gas esilarante: la cabina armadio di Pinketts è un guardaroba teatrale di lusso inventivo. E Lazzaro questa volta finirà coinvolto in un delirio senza precedenti, tra le fiere di Milano e la Fiera del Libro di Bucarest, con gemelli incendiari, latinisti allo sbaraglio e regolamenti di conti con le forchette di plastica, in compagnia di giornalisti d'assalto, mercenari vestiti da suora e vecchi amici orfani di guerra e di madre. Nella Capanna dello Zio Rom Pinketts ricrea la sua Milano nera e surreale divertendosi con lo stile inconfondibile di sempre: gioca con le parole come con i suoi personaggi e persino con i capitoli, facendoli litigare tra di loro. Nel corso di un mese dalla "vita breve ma intensa come James Dean", fatto di pomeriggi "corti come calzoni alla zuava", si addensa una vicenda ricchissima. E più le cose si complicano, più ci si immerge di gusto nella lettura, in sintonia con Lazzaro che, ricapitolando gli eventi, a un certo punto ammette: "Tutto ciò non puzzava. Profumava di guai".



 Foto sparse nella (calda) sera del solstizio d'estate:


Con Pinketts durante il post-presentazione
(grazie a Elisabetta Friggi per lo scatto)
Mannaggia al buio :)

Manifesto de "La capanna dello zio rom"... con
venditore di rose.

Due muli triestini a Milano.
Sembra una canzone dei Sardoni Barcolani Vivi, ma
"comunque per de là passava un triestin". Tra qualche ricordo della nostra città
e una birra, eccomi con Freddy Curiél
(Director with Mustache&Co-Founder)

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