Elsa, che vive tra la porta e l'armadio

Ho sempre creduto di essere una persona con un buon senso pratico. Pochi sogni, poche fantasie e comunque tutte relegate su carta. Ma quando la Bambina insiste col dire che dietro la porta della mia camera da letto abiti un'altra bambina... be', qualche pensiero comincia a venirmi.
Comincia tutto in vacanza, qualche mese fa.
La Bambina sta giocando sul letto, fa scorrazzare sul lenzuolo i suoi pupazzetti, persi in una qualche avventura.
Senza sollevare lo sguardo, mi informa:
"Bimba!"
"Oh, bene. Hai un nuovo giochino?"
"No. Bimba. Là." E, con , indica fuori dalla finestra.
Guardo. Il prato assolato. Il cielo. Più distanti, le montagne. Ma nessuna bimba.
"Là, dove?"
E lei, a modo suo, me lo spiega: una bimba la osserva giocare. Guardandola da quella stessa finestra.
"E sai come si chiama?"
"Elsa."
Non so da dove abbia tratto questo nome. Non è il personaggio di nessuna delle nostre favole, non figura su nessun libro illustrato, non è un'amica della famigerata Peppa Pig.
Elsa.
Passo oltre, faccio finta di niente.
Elsa torna qualche altra volta a guardare la Bambina (me la immagino col naso e i palmi schiacciati contro il vetro, e devo ammettere che sia una visione già inquietante di per sé), ma niente di più.
Poi, la vacanza finisce e io mi dimentico di lei.
Oggi, torna alla carica. Col gran sorriso di chi abbia appena ritrovato una vecchia amica, la Bambina mi raggiunge in cucina correndo.
"Bimba! Bimba!"
Sono un po' sovrappensiero, all'inizio non riesco a mettere a fuoco il concetto.
"Quale bimba?"
"Elsa!"
"Oh... è tornata?" Un po' come Christine, capite? La macchina infernale. Quando il vecchio LeBay guarda complice l'amico di Arnie e spiega: Be', un giorno la macchina tornò, no?
"Sìììì!"
Smetto di fare quello che sto facendo e mi accuccio davanti a lei.
"Senti, mi parli un po' di questa bimba?" So che è difficile. So che la Bambina non ha ancora un chiaro concetto dei verbi e che esprimersi le risulta ancora difficile. Ma posso sempre venirle in aiuto. "Com'è? Sei tu?"
"No."
"E' più grande o più piccola di te?"
"Gaande!"
"E... ti somiglia?"
Ci pensa un attimo. Il concetto le sfugge, cerca di ridurlo ai minimi termini e, prendendomi per mano, mi conduce al grande specchio a figura intera. Si osserva con attenzione. Davanti, di lato. Pollice in bocca. Senza pollice. E conclude:
"No."
"No. Bene. Di che colore ha i capelli?"
La Bambina guarda i propri vestiti, alla ricerca di un colore che le dica qualcosa. Indossa un body rosso e pantaloni grigi; ai piedi, calze morbidose antiscivolo, rosa.
Scrolla le spalle.
"Bu" mi racconta, e con le mani si sfiora i lobi delle orecchie. "Qua."
"E dov'è, adesso, la bimba?"
Stende il braccino e indica la porta aperta che dà sulla mia camera da letto.
"Deto."
"Abita lì o sta giocando a nascondino?"
"Lì."
Allora.
Si chiama Elsa, è un po' più grande della Bambina, ha i capelli blu lunghi fino alle orecchie. A caschetto. E abita dietro la porta della mia camera da letto (quindi, tra la porta e l'armadio).
Con tutti i posti, proprio lì?!
"E... ti parla?"
"Ceto. Cia-ciao!"
"Ah, bene, ti dice ciao-ciao. E' gentile." La Bambina mi guarda da sotto in su, prende a ciucciarsi il pollice. Gentile non rientra ancora nel suo vocabolario. "Dico: è buona, con te. Giocate insieme?"
"Uhm. Un po' e po'." A volte. Ma non è convinta.
"Cosa fate insieme?"
"Elsa... guada."
Giocano raramente insieme. Il più delle volte, Elsa, la bimba coi capelli blu, la guarda da dietro la porta.
Ma che compagnia piacevole...
 
Allora, forse il problema sono io.
Io che, quando ho scoperto di essere incinta, mi sono guardata Rosemary's baby con inguaribile ottimismo. Io, che leggo King e me lo ero pure portato dietro durante il travaglio. Io, che fino a qualche anno fa avrei voluto andare al pozzo, tirar fuori Samara e adottarla perché mi faceva tanta tenerezza.
Il problema di un figlio è sempre da ricercarsi nella madre.
Quindi, il problema sono io.
Devo aver passato qualcosa alla Bambina, mentre ancora sguazzava nel liquido amniotico.
E mi trovo ad ammettere che la presenza di Elsa in casa mia mi disturbi alquanto.
Cioè, d'accordo l'amico immaginario. D'accordo le fantasie infantili.
Ma proprio dietro la porta della mia camera, dovevi scegliere di abitare?
A volte, di notte, mi scopro a gettare occhiate alle ombre più scure che si annidano lì, proprio lì, dove Elsa ha deciso di trasferirsi. Non sono ancora arrivata ad augurarle buonanotte e sogni d'oro, ma temo che ci arriverò presto.
Non che sia una presenza ingombrante. La Bambina non mi chiede mai un biscotto supplementare da dividere con lei né un quarto di mela in più. Elsa non è come il folletto di Tasso, che si divertiva a gettare in disordine le sue carte (almeno: fino ad oggi, le mie carte sono ancora là dove le avevo lasciate: perse nel mio disordine normale del quale posso biasimare solo me stessa).
Elsa rimane là. Tra la porta e l'armadio. Col suo caschetto di capelli blu.
Non trascina la Bambina in qualche marachella assurda, non la spinge a infilare le dita nella 220, non le rivela quale sia il cassetto proibito dei coltelli né la trascina in qualche pericolosa scalata ai mobili. E' una presenza discreta...
Ma costante.
Capita, certo, che talvolta la Bambina stia giocando per i fatti suoi e che all'improvviso volti la testa e mormori distrattamente:
"Ah, ciao."
"Chi saluti?" le domando.
"Elsa." Ovviamente.
"Oh... E cosa fa?"
"Bagno. Pipì."
Sono una persona pratica, ma anche la Bambina lo è: Elsa non è un personaggio astratto. E' soggetta alle funzioni corporali. Abbandona il suo cantuccio per andare a espletarle in bagno. Poi, a quanto ne so, se ne ritorna dietro la porta.
Per lo più, comunque, Elsa guarda.
Per ora, si limita a questo.
Per ora...
 


 

2 commenti

  1. Elsa... Forse l'anima di Ripley che, da dietro la porta, è pronta a salvarti gridandoti: "Sveglia! Sveglia!" un istante prima che tu inizi a cadere.

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    1. Ecco. Adesso, non contenta, da qualche giorno la Bambina mi informa che in casa è arrivato anche tale Elso. Immagino sia il fratello della bimba dai capelli blu di cui sopra.
      Seguiranno chiarimenti.

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